mercoledì 5 maggio 2010

LA MISSIONE IMPOSSIBILE DELLA RIVENDITA DELLE MULTIPROPRIETA’

LA MULTIPROPRIETA'?...State attenti prima

Non si contano i consumatori che soprattutto negli anni ’90 hanno acquistato – convinti da spregiudicate tecniche di persuasione e di vendita - una quota di multiproprietà in Spagna, Africa o in qualche altra destinazione esotica, ovvero il diritto di utilizzare, durante un lungo periodo di tempo (in ogni caso min. 3 anni) un immobile per le proprie vacanze, utilizzabile per una o più determinate settimane all’anno. Non c’è dunque da meravigliarsi se quella delle multiproprietà è un’industria che registra oggi un giro d'affari di oltre 10,5 miliardi di. Assieme a Regno Unito, Svezia, Germania e Spagna, proprio i consumatori italiani sono quelli che acquistano vacanze in multiproprietà più degli altri; sempre l'Italia (oltre a Spagna, Portogallo, Germania e Francia) ha un ragguardevole numero di imprese interne di multiproprietà.

Sono stati invece pochi, scrive il Centro europeo consumatori di Bolzano, coloro che al momento della sottoscrizione di questi contratti hanno tenuto conto e calcolato le numerose spese e i rischi che possono derivare dall’acquisto di una multiproprietà, quali le spese annuali di gestione, gli eventuali costi di adesione ad un circuito di scambio, i possibili costi di assistenza legale nel malaugurato caso di controversie, i costi dei viaggi verso i luoghi di villeggiatura all’estero, i rischi di fallimento delle società gestrici nel campo della multiproprietà e via dicendo. Dopo alcuni anni la maggior parte dei proprietari di una quota di time-sharing non sono più interessati a questa forma di vacanza: non utilizzano più la quota, le spese di gestione sono aumentate vertiginosamente negli anni e vorrebbero quindi liberarsene.

Per i consumatori i rischi sono però in agguato, in quanto sul mercato sono numerosissime le aziende che assicurano ai consumatori di essere in grado di vendere la quota; ovviamente in cambio di prezzi salatissimi non vi è alcuna garanzia di riuscita. Basta una breve ricerca in internet per scoprire che a fronte di centinaia di consumatori che offrono in vendita la loro quota, le persone che vogliono acquistarne una sono praticamente inesistenti.

Come se non bastasse, altre imprese (spesso con sede legale in qualche paradiso fiscale e che il più delle volte contattano i consumatori telefonicamente) offrono di commutare la quota di multiproprietà in c.d. punti vacanze: si tratta di “prodotti di vacanze a lungo termine”, con i quali i consumatori in cambio della loro quota e il pagamento di una quota di iscrizione (che a volte ammonta anche a più di 1.000 Euro) ricevono una password per accedere ad un sito internet in cui vengono offerti sconti - definiti strepitosi - per prenotare vacanze, voli, auto a noleggio ed alberghi – presso noti operatori. Peccato poi scoprire che non è possibile pagare l’intero costo della vacanza con i punti vacanza, ma soltanto una parte (variabile dal 20-70%) del prezzo e che le offerte prenotabili non sono poi tante come ci si aspettava e che i tour operator sono pressoché sconosciuti. Questi nuovi tipi di contratti e prodotti esulano dal campo di applicazione dell’attuale disciplina normativa sulle multiproprietà. Per questo motivo l’Unione Europea ha emanato una nuova Direttiva comunitaria la (2008/122/CE) che mira a colmare le lacune esistenti, prevedendo che saranno coperti anche i contratti inferiori a 3 anni, compresi quelli sui beni mobili quali roulotte, navi da crociera, chiatte e camper, quelli dei punti vacanza, la rivendita delle quote e i circuiti di scambio. La nuova Direttiva dovrà essere adottata dagli Stati membri entro il 23 febbraio 2011.

Autore: Emanuele Piccari
Data: maggio 2010

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